“Posso fidarmi delle mie emozioni?”

“Posso fidarmi delle mie emozioni?” questa è una domanda posta da una cliente durante un incontro.

La domanda mi ha colpita molto e mi ha fatto riflettere sul modo che ognuno di noi ha nello stare al mondo. Spesso siamo molto informati su tecnologie, informatica, nozioni amministrative e quant’altro di carattere pratico. Azioni che mettiamo in campo quotidianamente.

Eppure esiste ancora una sorta di “analfabetismo emozionale” che ci portiamo appresso e che inevitabilmente condiziona la nostra vita, le nostre azioni.

Per Darwin (1872/1955) le emozioni non sono né razionali né irrazionali; piuttosto sono adattive. Cosa significa? Significa che le emozioni sono dei segnali interni che ci guidano per garantire la nostra sopravvivenza. Rispetto alla cognizione, al “pensiero”, l’emozione è un sistema biologicamente più precoce, adattivo e rapido, è dunque un sistema preposto a favorire la sopravvivenza.

La paura ci avverte del pericolo, il disgusto ci distoglie da potenziali elementi nocivi,

La risposta alla domanda iniziale è comunque complessa. Secondo Greenberg e Paivio la risposta a tale domanda è: “Se possibile, sì”. Non ci propongono di fidarsi ciecamente delle emozioni per decidere quale azione intraprendere bensì di fare affidamento su quello che proviamo, su quello che sentiamo, come fonte primaria di informazione sulle nostre reazioni verso ciò che ci accade.

Secondo gli autori citati, noi siamo i nostri sentimenti e il modo in cui li gestiamo dipende da noi. Ciò che mi colpisce della loro teoria è l’affermazione che gli sforzi compiuti per non accettare i propri sentimenti siano una delle più grandi follie dell’orientamento tipicamente occidentale teso al controllo della mente.. Ciò di cui abbiamo bisogno è di vivere in armonia con i nostri sentimenti, con le nostre emozioni piuttosto che cercare di controllarle.

Abbiamo bisogno di integrare la mente con il cuore, di non essere trascinati dalle emozioni ma neppure tagliati fuori da esse. Le emozioni non sono opposte alla ragione, bensì complementari.

Per poterci fidare delle emozioni dobbiamo “gestirle” con una forma di saggezza o di intelligenza speciale: l’intelligenza emotiva e questo tipo di intelligenza implica la conoscenza delle proprie emozioni e l’autoconsapevolezza..

Se siete arrivati sino a qui a leggere vi pongo un quesito: sapete elencare quali sono le emozioni cosiddette primarie? e conoscete quali sono le emozioni secondarie? Provate a rispondere lasciando un messaggio nei commenti (ovviamente non è un “compito” e non vi saranno dati voti).

Anche solo essere in grado di nominare le emozioni può essere un primo passo per addentrarsi nel loro mondo, per conoscerle.

Non ci stancheremo mai di parlarne.

G.L.

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